“La più amata” racconta la storia di Teresa Ciabatti, bambina molto amata dal padre, viziata dallo stesso, che in un giorno d’estate lo vede abbandonare la casa insieme a quelli che sembrano essere poliziotti, portandolo lontano da lei, da sua mamma e da suo fratello. Da questo fatto, ha inizio la storia della famiglia di Teresa Ciabatti, partendo dalla storia del padre, Lorenzo Ciabatti, primario dell’ospedale di Orbetello, luminare della materia con una formazione avvenuta oltre oceano, e della madre, anche lei dottoressa, molto più giovane di lui e di origine romana. Dal loro matrimonio nascono due figli, ma tra i due è Teresa la preferita. A lei è concesso tutto: può tenere l’anello sacro del padre, da cui si crede arrivi tutto il suo potere nel mondo medico, trovare da dire a sua nonna e crescere in mezzo ai vizi più grossi. Tutto inizia a vacillare, però, in quel pomeriggio estivo, quando tutte le sue certezze sembrano venire meno, cadendo come un castello di carte. Teresa Ciabatti porta il lettore per mano all’interno di una storia come tante, una famiglia degli anni Settanta della bassa Toscana, i genitori medici e i figli cresciuti all’interno di tutti gli agi possibili. Lo fa con uno stile particolare, senza l’utilizzo del discorso diretto e con un linguaggio che si potrebbe quasi definire aulico, con tanti aggettivi e un modo particolare di raccontare i fatti che si susseguono nella famiglia Ciabatti. In un primo tempo questo può spaventare il lettore, rendendo la lettura a tratti ostica e per nulla scorrevole, ma nel momento in cui si riesce ad abituarsi, questo diventa scorrevole e la storia inizia a creare dipendenza, facendo sì che il lettore legga un numero immenso di pagine per seduta (fatto realmente successo, proprio sulla mia pelle!). I personaggi vengono descritti bene, provando sensazioni diverse a seconda di quello che vivono, anche la stessa protagonista a tratti sembra antipatica mentre nelle pagine successive, può fare provare anche una sorta di tenerezza al lettore, colpevole di colpe che non sono sue ma di qualcosa molto più grande di lei che non può contenere. La madre, invece, viene vista anche lei diversa a seconda sempre delle situazioni che le tocca vivere, in un certo senso anche nei suoi confronti a volte quello che viene provato è tenerezza mentre altre volte non viene visto come un personaggio positivo, a tratti quasi nocivo, sicuramente per un pezzo della storia, succube del marito e del suo fascino. Sono stato molto contento di tornare a leggere di nuovo un romanzo di Teresa Ciabatti, ammetto che cominciava a mancarmi il suo modo di scrivere e le storie che ci racconta, soprattutto dopo aver letto “Sembrava bellezza” lo scorso Febbraio ed esserne rimasto incantato. Resto sempre più convinto dell’importanza della scrittrice all’interno della narrativa contemporanea e, davvero, sarei propenso a catalogare questo libro come un classico per il futuro!
Lorenzo Peluffo