Un vecchio e un giovane, mentre vanno per boschi in attesa di riunirsi a un gruppo di pescatori, all’uscita di esso  si imbattono in un orso. Su suggerimento del giovane esperto, facendo silenzio e finta riescono a non essere aggrediti e sani e salvi giungono al mare. Affamati e provati dopo la lunga camminata,  si dispongono in cerchio a mangiare il pescato dei loro amici fatto i gamberi e piccoli pesci, seduti intorno al fuoco. Il pranzo in realtà un po’ povero,  è l’occasione per introdurre il discorso sulla “peste rossa” e il nonno è l’unico che può raccontare come andò tutta la storia. Siamo nel 2073 ed egli è uno dei pochi sopravvissuti della California ma anche di buona parte dell’intera nazione, quando nell’allora 2012,  60 anni prima,  scoppiò all’improvviso una febbre che “bruciava”. All’epoca il mondo intero era dominato da un organismo che si chiamava Consiglio dei Magnati dell’Industria che aveva diviso l’umanità in parti decisive,  cioè Padroni e Servi. La caratteristica di questo virus era la velocità con cui si sviluppava in poche ore e il suo manifestarsi era come un’infiammazione che letteralmente bruciava il volto e poi tutto il corpo senza salvezza. James Howard Smith, il nonno narrante, abitava nell’area di San Francisco e ora sta ricordando quanto successo ai suoi nipoti, tornati ad essere come la maggior parte di tutti, selvatici senza memoria. Il germe  letale procurava un’ eruzione cutanea di colore ‘scarlatto’ e si diffondeva con rapidità portando al crollo di ogni forma di comportamento civile e  personale in regressione fino a uno stadio bestiale facendo scomparire quasi  definitivamente ogni genere di umanità. Il nonno era un professore universitario e con buona parte dei suoi conoscenti ancora immuni, si era rifugiato nell’università,  ma in breve tempo, tutti i suoi amici furono contagiati. Lui rimase stranamente immune, e riuscì a camminare con le poche sostanze che si era portato e  a mettersi in salvo in montagna dove trovò delle tribù anche loro salve. Al termine della virulenza la distruzione praticamente aveva colpito tutta l’umanità e lui tornò povero insieme al nipote, ora vecchio animale vivente anche lui, con l’unica differenza di avere  ricordo del passato e avere cultura. Considerazioni di London: gli uomini non sono stati mai in grado di capire quello che fu e quello che non deve più essere;  e che è facile che ne ripetersi  di simili situazioni, gli uomini tornino a essere animali  primordiali ad ammazzare,  rubare e violentare e non c’è redenzione. Questo romanzo ha una scrittura molto fluida e  grande accuratezza di descrizioni, si fa leggere velocemente anche se alcune parti sono veramente paurose. Nell’ottica di quello che abbiamo passato in questi due anni scorsi, certamente non è allo stesso livello di avvenimenti,  però alcune manifestazioni sono stati comuni cioè denunciare, individuare,  non avere contatti. Il problema dice  London è che l’uomo dimentica e se si ripropone l’evento, il suo comportamento sarà sempre uguale. Speriamo di no!  ma è da leggere!

Maria Cisonna