Scritto nel 1897, si può definire un romanzo d’appendice pioniere del genere fantascientifico. Il protagonista, il cui nome non viene mai menzionato, è il narratore degli eventi. Esso è uno scrittore di discreto successo che vive nei sobborghi di Londra. Un giorno si reca dal suo amico scienziato Ogilvy, che lavora in un osservatorio astronomico e notano tramite un telescopio mutamenti anomali su Marte, vedono dei punti muoversi verso la Terra, credono in uno spostamento di meteoriti, invece ben presto sbalorditi si rendono conto che sono dei cilindri metallici: Londra sta subendo un attacco ed un’invasione aliena. L’opera è scritta come fosse un ampio articolo giornalistico redatto da un cronista, le descrizioni degli eventi, degli ambienti e degli interpreti soprattutto non terrestri, sono dettagliati. La scrittura risulta essere classifica e cristallina, tanto da rendere reale ciò che è immaginario. La guerra Terra-Marte è impari, infatti gli abitanti del Pianeta Rosso posseggono un’intelligenza superiore ed un armamento avanzato. Questo elemento di lotta diseguale viene utilizzato dall’autore per evidenziare i due elementi principali presenti nel testo: la consapevolezza e la responsabilità dell’uomo del dramma e delle cause che scatena una guerra e la selezione naturale della specie. In un capitolo, in uno scambio di opinioni tra il protagonista ed un giovane artigliere, quest’ultimo principio viene evidenziato nella teoria del darwinismo sociale. L’opera è anche una critica alla politica coloniale dell’epoca che autorizzava paesi più sviluppati a governare gli stati più poveri. Nel 1938 Orson Wells in una trasmissione radiofonica, prendendo spunto dal romanzo, fece credere al popolo statunitense ad un invasione degli extraterrestri.
Edizione Mursia
recensione di Antonio Martino