Nell’Inghilterra vittoriana, tra il 1854 e il 1855, un furto apparentemente inspiegabile, sconvolge la vita degli inglesi. Su un treno della ferrovia inglese, allora in rapido sviluppo, l’oro destinato ai soldati in Crimea e chiuso in casseforti inaccessibili per quei tempi, scompare misteriosamente dallo scompartimento “blindato” e sotto gli occhi di una guardia. Arrivato il carico in Francia, infatti, le casseforti vengono aperte rivelando il contenuto inaspettato. A quel punto, tutti i soggetti coinvolti, si attribuiscono la colpa l’un con l’altro, senza riuscire a venire a capo del bandolo di questa intricata matassa: com’è possibile che i lingotti d’oro caricati in Inghilterra e tenuti costantemente sotto sorveglianza, si siano trasformati in 5000 pallini per pistole? La spiegazione c’è, ma sarà scoperta casualmente solo un paio d’anni dopo e con essa verranno alla luce anche il nome dell’organizzatore del piano e di tutti i suoi complici ed infine anche i vari dettagli organizzativi e i disguidi e ritardi che hanno ritardato e ostacolato il furto fino all’ultimo secondo. Intrigante. Non mi vengono altri aggettivi che definiscano meglio questa sorta di ricostruzione storica del furto del secolo! In alcuni punti mi ha fatto sorridere l’inventiva di Mr. Edward Pierce, apparentemente uomo di classe, ma decisamente un criminale incallito che riesce a prendersi gioco di un’intera nazione. Un romanzo da leggere!

Anto Spanò