Megan è un’adolescente americana. Come tanti ragazzi della sua età, è figlia di separati in perenne conflitto. Megan si sente trascurata, anzi ignorata, dai genitori e cerca in tutti i modi di attirare la loro attenzione. A causa di una bravata finisce in psicoanalisi, ma anche col suo psicanalista non riesce a costruire un rapporto di fiducia e le sedute diventano un dovere da cui liberarsi al più presto. Ma un giorno, ad attenderla alla solita seduta c’è il dottor Peters che, in pochi attimi, grazie alla sua abilità, riesce a tirar fuori l’odio di Megan per i suoi genitori. Per Megan è una liberazione, finalmente riesce ad esternare, insieme a tante lacrime, i suoi sentimenti e la sua rabbia. E’ una seduta liberatoria, ma estenuante che si conclude con una iniezione di sedativo. Ma quando Megan si risveglia è prigioniera in una camera di un ospedale psichiatrico abbandonato da tempo. Cosa è successo? Cosa vuole il dottor Peters? I suoi genitori si saranno accorti della sua assenza? Sicuramente è stata una lettura coinvolgente. L’autore ha tentato di mischiare il filone giallo con i problemi intimi di Megan: il rapporto conflittuale con i genitori, i suoi tentativi di trasgressione, il dolore di sentirsi una “figlia sbagliata”. Sicuramente si tratta di temi importanti e molto attuali che mi intrigano molto e buona parte del libro è avvincente e ben scritta. Però i fatti descritti nell’ultima parte li ho trovati poco originali e non in linea con il livello della storia.
Anto Spanò