Questa favola è scritta con tanta dolcezza da un papà, Giovannino Guareschi, rinchiuso in un campo di prigionia, per il suo bambino, perché a causa di questa condizione non potrà vederlo il giorno della vigilia di Natale. In questo racconto Guareschi, in modo semplice ed ironico, aiutandoci anche con dei disegni tra le pagine, ci trasmette tutte le sensazioni che ha provato in quel periodo. L’autore legge per la prima volta questa favola durante la vigilia di Natale del 1944, agli uomini rinchiusi con lui, nel campo di prigionia. Queste persone proprio grazie a questa storia riusciranno a tener viva la speranza del ritorno a casa. “E se non v’è piaciuta-non vogliatemi male, v’è ne dirò una meglio- il prossimo Natale, e che sarà una favola-senza malinconia:-C’era una volta-la prigionia…”
Giusy Aloe