La dinastia citata dal titolo è quella giulio-claudia che ha governato l’impero romano per circa 40 anni. Il primo della dinastia è Ottaviano, figlio di Giulio Cesare, il quale, nonostante affermi di non volere cancellare la Repubblica, diventa di fatto dittatore facendosi assegnare il titolo di Augusto. Il romanzo si apre con l’uccisione per ordine di Ottaviano del fratellastro Cesarione, figlio di Giulio Cesare e Cleopatra. Da quel momento una maledizione si abbatte su i membri della famiglia imperiale. Ottaviano è sposato con Livia Drusilla, esponente dei claudi. Livia Drusilla ha due figli avuti dal primo marito, Druso e Tiberio che vengono adottati dall’imperatore. Poichè quest’ultimo non ha eredi maschi diretti, ma solo una figlia ribelle che sarà parte attiva di una congiura ai suoi danni e un nipote maschio morto in tenera età, deve per forza di cose puntare sui figli adottivi. I due fratelli sono diversissimi. Seppur entrambi valorosi guerrieri che riescono a riportare molte vittorie contro i barbari, allargando i confini del vastissimo impero, le idee politiche e i caratteri non combaciano per niente. Druso crede nella restaurazione della Repubblica, mentre Tiberio non vuole farsi coinvolgere più di tanto nella guida dell’Impero, temendo il confronto con Augusto. Ma alla morte dell’imperatore è soltanto Tiberio l’unica personalità accettata dal Senato e in grado di prendere in mano le sorti di un così vasto territorio: Druso è morto in battaglia e i nipoti diretti di Augusto sono ancora troppo giovani. Tiberio regna con regolatezza, ma i suoi ultimi anni di regno sono caratterizzati dalla crudeltà del tiranno che si è reso conto di come la propria famiglia sia concentrata a danneggiare lui e a congiurare l’uno contro l’altro. Tutti vogliono il potere e non ci sono ostacoli che non possano essere abbattuti. Durante il proprio regno Tiberio aveva adottato il nipote Germanico, figlio di Druso, ma egli si è rivelato più interessato alle arti e di personalità troppo debole. Germanico è morto avvelenato e quindi il successore di Tiberio è il nipote Caligola, che dà il via al declino della dinastia giulio-claudia. Caligola instaura il regime del terrore, uccide senza alcun motivo, si dedica all’incesto, sperpera il denaro dello Stato e si fa chiamare Divino. Il suo governo è molto breve, Caligola è odiato da tutti per i suoi eccessi e le sue follie crudeli e, pertanto, viene ucciso da una congiura. Con la morte improvvisa dell’imperatore si apre la nuova questione della successione. Caligola non aveva eredi diretti, pertanto il nuovo imperatore è Claudio, fratello di Germanico e zio del suo predecessore. Claudio ama lo studio, non gli importa niente del governo di un così vasto territorio. Anche il suo periodo da imperatore è molto breve e alla sua morte ecco l’ultimo esponente della dinastia: Nerone. Anch’egli è dedito ai vizi e agli stravizi e, in uno dei suoi eccessi, sarà colpevole dell’incendio di Roma e della caduta dell’Impero. Un libro lunghissimo ma appassionante anche per chi, come me, ha sempre odiato questo periodo storico ricco di imperatori che si alternano l’uno all’altro, ognuno con i propri pregi e i propri difetti di governo. Ammetto che all’inizio ho avuto non pochi problemi a seguire le vicende intricatissime di questa famiglia i cui componenti hanno nomi del tutto simili tra loro. Ma poi ho preso carta e penna e ho provato a mettere ordine alle mie idee e alle varie parentele di sangue (o anche no) e da quel momento mi sono lasciata trasportare nell’antica Roma, in un mondo di odio e di violenza, di eccessi e di capricci, di adulteri e di assassini. L’autore ha fatto un lavoro enorme di ricerca storica, bisogna rendergli il merito con un voto molto alto.

Anto Spanò