In questo volume, Canfora, con l’acume filologico che ne contraddistingue la produzione, partendo dall’analisi delle Ecclesiazuse di Aristofane, dimostra come il commediografo avesse di mira, con la sua bruciante ironia, il sistema politico teorizzato da Platone nella Repubblica e come quest’opera sia da datare a un momento precedente il viaggio in Sicilia, posizione questa di grande rilievo, poiché, inserendosi nel dibattito sempre aperto sulla cronologia dei dialoghi, l’autore considera il filosofare di Platone e della sua scuola come “un costante movimento”, posizione in parte in linea con quella della Scuola di Tubinga. Meno condivisibili, a giudizio di chi scrive, alcune conclusioni dello studioso, come quella relativa a una presunta uguaglianza fra i cittadini della kallipolis, così come la scelta –dovuta comunque alla finalità divulgativa del testo- di indicare il trattato platonico con il titolo italiano di per sé fuorviante. Resta, in ogni caso, la grande lezione che Canfora, come sempre, riesce a trasmettere: la presentazione della tematica prescelta attraverso l’uso puntuale e preciso delle fonti, che egli padroneggia; la capacità di contestualizzare precisamente i problemi affrontati; il rigore scientifico, che lo porta a presentare il tema nella sua complessità e sfaccettatura, senza presumere di poterlo considerare “concluso”; la ricerca obiettiva delle cause, ricerca che, se condotta efficacemente, lascia al lettore delle domande e mai delle soluzioni. Tali domande, nel caso di questo libro, possono riassumersi in un quesito che permea l’intero lavoro, inerente la possibilità di cogliere una costante umana attraverso i secoli nell’istanza di formazione di un “uomo nuovo”.

 

recensione di aria Carolina Campone