Mi aveva attratta questa saga, che all’estero aveva spopolato, di cui “La confraternita degli storici curiosi” è il primo capitolo. L’archeologia e la storia sono state parte importantissima nella mia vita e immaginavo di ritrovare in questo libro un po’ della ‘magia’ che ho provato durante gli anni di scavi archeologici. Sul retro della copertina, inoltre, si legge: “Questo libro vi farà piangere dal ridere!” (Publishers Weekly) Oppure “Jodi Taylor ha scritto un libro spassoso dal ritmo indiavolato” (Booklist) per cui mi ero davvero preparata ad un ottimo libro! Non la tirerò per le lunghe, questo romanzo ha deluso le mie aspettative che, però, forse, erano troppo alte. L’idea alla base del racconto è eccellente, ma il potenziale, a mio parere, non è stato ben sviluppato. “Nella mia vita ci sono due momenti in cui tutto è cambiato. Momenti in cui le cose avrebbero potuto prendere direzioni diverse. Momenti in cui ho dovuto fare una scelta.” Così inizia il romanzo. A parlare è la protagonista, Madeline Maxwell, per gli amici “Max”, esperta di storia antica e medievale, assunta come storica al Saint Mary Institute of Historical Research. Del suo passato conosciamo pochissimo: “Avevo nove anni. Era stato un brutto Natale. Ero seduta in fondo al mio armadio. Sentitii qualcosa sotto il sedere. Era un libretto: ‘Enrico V e la battaglia di Anzicourt’. Lo lessi e rilessi fin quasi a disfarlo. Non scoprii mai come si trovasse lì. Quel libro destò il mio amore per la storia. L’avevo ancora: era l’unica cosa che conservavo dalla mia infanzia. Lo studio della storia apriva porte di altri mondi e altre epoche ed era diventato la mia fuga e la mia passione.” Una ragazza dal carattere esuberante e facilmente incline ad attirare guai. Approda, quindi, al St. Mary e insieme al gruppo di storici e tecnici, anch’essi poco assennati e decisamente temerari, ha il compito di documentare e verificare gli eventi del passato. Lo fanno in una maniera anomala, esaminano gli eventi partecipandovi direttamente, tornando nel passato grazie ai viaggi temporali, avvalendosi di capsule che superano i confini spazio-temporale. Indagano sull’eccidio di Peterloo, la battaglia della Somme nella Prima Guerra Mondiale e il viaggio più importante è nel periodo Cretaceo. E quindi una storica classica si trova catapultata nel periodo cretaceo, cioè nella preistoria! Sinceramente poco credibile! Da questo momento l’intreccio s’infittisce, ma nello stesso tempo in alcuni punti diventa monotono e poco interessante. I risvolti sentimentali della vicenda sono troppo ‘appassionati’ per i miei gusti, ma probabilmente, dato i best sellers degli ultimi anni, credo siano apprezzati dalla maggior parte dei lettori. Nel complesso il romanzo è ben scritto, anche se avrei preferito un maggiore approfondimento dei personaggi che trovo solo un po’ accennati, la lettura è scorrevole e agile, ironica e forse un po’ frettolosa nel concludere alcuni avvenimenti. Sinceramente, però, non ho ‘pianto dal riso’. “<<Non importa>> disse. <<C’è sempre domani sera>>. Ma non andò così. Il che vale a dimostrare che, appena ti distrai un attimo il Fato, il Destino, la Storia, chiamatelo come vi pare, ne approfitta e t’incasina tutto.”
La bibliatra