Cesira è nata e cresciuta tra le montagne della Ciociara, ma a seguito del matrimonio con un uomo più vecchio di lei, si trasferisce a Roma, dove il marito è proprietario di una bottega. Pur non amando l’uomo, Cesira trova il proprio equilibrio e cresce amorevolmente la figlia Rosetta, anche quando rimane vedova ed unica proprietaria del negozio e della casa attigua. Ma la vita comincia ad essere complicata a causa della guerra ed è necessario lasciare la grande città, portare dietro solo pochi effetti personali e i preziosi risparmi per cercare di tornare in Ciociara, dove almeno i frutti della terra saranno in grado di tenere a bada la fame. Inizia, così, un periodo difficile da trascorrere tra le montagne, al freddo, in mezzo a sconosciuti, a caccia di prodotti del mercato nero, chiusi in piccoli stanzini senza alcuna comodità e senza notizie dal fronte di guerra. Ma poi gli alleati risalgono l’Italia dal Sud, e con essi torna la speranza di tornare all’agognata serenità della vita antecedente alla guerra. Cesira e Rosetta si rimettono in viaggio, cercano di rifare il viaggio a ritroso…ma vanno solo incontro ad altre sofferenze che rimarranno indelebili nell’anima delle due protagoniste. Una storia magnificamente narrata, che mi è molto piaciuta, soprattutto nella parte in cui avviene la trasformazione di Rosetta, alla quale la madre desolata non può che assistere impotente. Ho trovato questo romanzo decisamente migliore del più conosciuto “Gli indifferenti”!

recensito da Anto Spanò