È una delle più famose e inutili cariche di cavalleria della storia militare. Cinque reggimenti della brigata leggera inglese caricarono una batteria di artiglieria russa, sostenendo perdite gravissime, ma riuscendo a oltrepassare la linea dell’artiglieria, trascinandosi dietro una gran parte della cavalleria russa. Il primo a parlare di questa carica fu W. Russel, corrispondente del London Times, ma fu sicuramente grazie ai versi di Alfred Lord Tennyson che il sacrificio della brigata leggera divenne immortale. Si percepisce la cura di Daniele Cellamare nell’avvalersi di approfondite fonti storiche che si intrecciano nel tessuto del racconto. In particolare il romanzo evoca il libro Hell Riders di Terry Brighton, sacerdote della Chiesa anglicana, reso famoso dal fatto che sgombrò il campo da molti miti popolari riguardanti l’evento e lo descrisse come uno straordinario successo militare in quanto alla fine i russi fuggirono nonostante i giovani soldati inglesi, come cita Tennyson nella sua nota poesia, «cavalcarono coraggiosamente dritti nelle mandibole della Morte, nella bocca dell’Inferno». Fra i soldati più valorosi del 17° reggimento Lancieri di Sua Maestà, gli uomini della Morte o della Gloria, Cellamare ci racconta di George Dillon, un giovane contadino irlandese dal passato doloroso. George viene arrestato insieme al suo amico Thomas per aver partecipato a una rivolta causata dalla Grande Carestia. Il protagonista viene recluso nel carcere di Dublino e liberato al prezzo di essere arruolato nella guerra di Crimea. Daniele Cellamare con “La carica di Balaklava” ci regala una bella epopea storica, condita da un romanzo d’amore dall’esito inaspettato. Leggetelo, sta per approdare anche in Spagna.

 

recensione di Giuseppe Romito