La storia raccontata da Harriet Beecher Stowe è ambientata negli Stati Uniti in pieno periodo di schiavitù. Tom vive nella fattoria degli Shelby e, nonostante la propria condizione di schiavo, la sua vita scorre tranquilla insieme alla famiglia e agli altri neri della piantagione. La situazione di Tom non è affatto drammatica: non viene punito con le frustate, non viene sottoposto a privazioni ed è addirittura il braccio destro del padrone. Ma improvvisamente le cose cambiano… Padron Shelby ha contratto dei debiti ai quali non può adempiere se non mettendo in vendita proprio Tom e il piccolo e buffo bambino di Eliza, ma quest’ultima si rende conto di ciò che sta per succedere e fugge via per salvare suo figlio da un destino drammatico. Una fuga rocambolesca che, grazie all’aiuto di una piccola comunità dell’Ohio, si conclude nel migliore dei modi. Tom, invece, nonostante sia stato avvertito per tempo da Eliza, decide di andare incontro al suo destino. Si affida al volere di Dio ed è costretto a lasciare la sua famiglia, la fattoria dove ha sempre vissuto per essere venduto al migliore offerente. Ma Dio ha posto sul suo cammino un piccolo angelo, Evangeline, figlia del proprietario di una ricca piantagione del Kentucky. Eva è colpita da Tom e prega il padre di comprarlo e di portarlo nella loro tenuta. Ed è così che Tom giunge sotto l’ala protettrice di St. Clare, anche lui padrone tollerante e contrario per principio alla schiavitù. Ed è proprio in questa parte della storia che assistiamo alle parti più commoventi e coinvolgenti del libro per poi seguire Tom nel suo ultimo viaggio verso il martirio presso un nuovo padrone violento e disumano… E’ un libro che parte un po’ lento per poi arrivare a coinvolgerti completamente nelle vicende dei personaggi con le loro problematiche e i loro drammi. E’ un atto di denuncia verso uno degli atti più vergognosi che l’uomo bianco ha posto in essere nel corso della storia a danno di altri esseri umani. E’ un libro che tutti dovrebbero leggere…Ed è anche uno dei pochi che sia riuscito a farmi versare qualche lacrima di commozione.
Anto Spanò