Le pagine scorrono via in un batter d’occhio in questo romanzo e dal colloquio di Odile presso l’American library di Parigi, alla vita trascorsa in questa seconda famiglia è un attimo. Attraverso due narrazioni parallele, negli anni ’40 e negli anni ’80, conosciamo la protagonista e filo conduttore del romanzo: Odile, personaggio ambivalente, altruista ma invidiosa, grande amante dei libri, ma anche persona rancorosa, o come lei stessa afferma tra le pagine “So leggere i libri, ma non so leggere le persone”. La biblioteca di Parigi è un resoconto degli anni terribili che i cittadini parigini, come qualsiasi altro teatro di guerra, conobbero durante l’occupazione tedesca. L’autrice ci presenta l’American Library, con i suoi utenti e lavoratori, come una grande famiglia che si sostiene e supporta, nonostante la diversità di culture e nazionalità. Si distinguono Paul, Bitsi, la signorina Reeder e Margaret, migliore amica della protagonista. In un momento in cui tutti sono ritenuti nemici, l’American Library coraggiosamente resta aperta, per dare un senso di continuità a una realtà che non sembra più vera e soprattutto consegnare i libri ai prigionieri di guerra e a chi non poteva più entrare: gli ebrei. L’autrice, ispirandosi a fatti e persone reali, ha voluto dare voce a una pagina della storia della Seconda Guerra Mondiale poco conosciuta. Sebbene secondo me la trama sul retro copertina svii un po’ il lettore dal reale contenuto del libro, è una lettura piacevole che sottolinea come il potere e l’amore per i libri possa rendere unite come una famiglia persone dapprima sconosciute.
Luana Indelicato