“La biblioteca è molto di più di un contenitore di libri. Le biblioteche sono come una rete, pronta a salvare quelli che di noi rischiano di essere abbandonati a se stessi.”
Questo è un libro che parla di biblioteche e di rischio di chiusura delle biblioteche. Un tema purtroppo molto attuale perché sono sempre di meno i cittadini che usufruiscono di questo servizio: io compresa. La biblioteca in questo romanzo è tratteggiata però non solo come un centro per il prestito dei libri, ma anche come luogo di aggregazione e di compagnia per chi è solo. Un po’ un azzardo a mio avviso che, sia quando l’ho frequentata come utente, sia quando qualche anno fa ho fatto uno stage in una biblioteca fuori Milano, non ho mai avuto la sensazione che la biblioteca fosse questo… almeno qui in Italia. Sì, spesso è un posto dove gli studenti si ritrovano a studiare, se gestite bene possono anche essere occasioni di eventi letterari in cui si possono conoscere persone con la stessa passione, ma credo che raramente sia un posto del cuore come quello dipinto in questo romanzo che infatti mi è piaciuto ma fino a un certo punto. Sicuramente alcuni personaggi mi hanno commossa, però credo che la storia sia un po’ stucchevole. Un gruppo di bibliotecari, insieme a alcuni utenti, “combattono” per salvare una piccola biblioteca in un sobborgo inglese. La protagonista è un’assistente bibliotecaria, legata al luogo in cui lavora anche per ragioni famigliari. Non un brutto libro ma un titolo che non sarà memorabile.
Alessandra Micelli