Quando finisci la bambina e il sognatore Nani, il protagonista narratore, ti manca già. È solo un quarantenne che la vita l’ha reso precocemente vecchio e non puoi che saltellare di gioia quando il finale è roseo. Questo aspetto del libro è quello meno serio, meno profondo, quello che alleggerisce la tragedia che il libro racconta: la tratta di bambine e il loro sfruttamento e stupro. Eppure il suo amore con Anita è essa stessa una amara tragedia, seppur personale, segnato dal lutto della figlia di soli otto anni. Un punto di vista maschile, il confronto di un uomo con la propria coscienza parlante (e pennuta), un’inchiesta cocciuta, uno sguardo all’Islam, la valorizzazione dell’infanzia e dell’intelligenza dei bambini. Toccante, profondo quanto leggero, coinvolgente. Nani, il mio amico, mi manca già.
recensione di Alessandra