Succede molto raramente di trovarmi di fronte a libri spiazzanti, molto spesso capita con passi del libro, una frase, un periodo, talvolta un intero capitolo, ma l’intero libro è difficile. Questo libro è spiazzante ma soprattutto prepotente! Prepotente perché non permette al lettore di creare intorno alle pagine un proprio sentimento, perché la scrittura asciutta e tagliente spinge il lettore a provare una specifica emozione. Non esiste la libertà di interpretare, le emozioni da provare sono già decise e celate tra una pagina e l’altra. La storia si snoda attorno a un piccolo centro alle porte di Roma, ha come sfondo il lago e racconta la magra esistenza di una ragazzina prima e adolescente in seguito. La protagonista, insieme a tutti gli altri personaggi risultano privi di buona indole. Le personalità dei personaggi vengono delineate attraverso i fatti e non scavando nella sfera psicologica. Dire che è un libro forte è riduttivo, è un libro che si “legge” solo con gli occhi e non con il cuore. Per i personaggi non c’è spazio per la comprensione, per la compassione, per il dispiacere, per la speranza. Gaia si nutre di distacco e cinismo, con distacco affronta tutta la sua vita, con distacco attutisce i colpi che la vita le regala e con distacco li rimanda indietro. Gaia nutre il suo spirito con la lettura e lo studio ma ciò non le dà comunque modo di vedere il mondo a colori… vive in bianco e nero. Questo nutrimento si perde nei meandri dalla sua freddezza. Gaia è ghiaccio, fredda e pungente. È una lettura che può disturbare ma che può risultare interessante perché la struttura narrativa è fuori dall’ordinario. Freddezza ho ricevuto e attraverso questo commento freddezza al libro restituisco.
recensione di Anastasia Pisani