Nel racconto “La cena a Elsinore” trovo perfetta la descrizione delle protagoniste; in poche righe Karen Blixen riesce a descrivere non solo loro, ma anche il loro posto nel piccolo universo di cui la scrittrice sta per narrarci:
“Le due giovani sorelle avevano gabbie piene di uccelli, doni dei loro ammiratori marinari. Quando qualcuno domandava se sonassero l’arpa, la vecchia Madama Back si stringeva nelle spalle, come a dire che era assai difficile render conto delle innumerevoli perfezioni di quelle damigelle: Quanto ai loro adulatori, e alle proposte di matrimonio che avevano ricevuto, era preferibile non intavolare quel tema: esso non aveva fine.”
Che importanza ha sapere il colore degli occhi delle due sorelle o quanto sono belli i loro profili? Nella testa ci sembra già di sentire il cinguettare che riempiva la loro casa e allietava le loro giornate, eppure intravediamo anche gli sportelli chiusi di quelle piccole gabbie che tolgono ogni libertà a quei doni.
In queste poche righe con una maestria raffinata ma anche leggera, l’autrice ci dà l’istantanea non solo delle due sorelle, ma anche quella della governante. La caratteristica di questo racconto infatti è che non si ha un solo personaggio principale, non sappiamo chi sia il personaggio principale: personalmente a ogni rilettura mi trovo a fare ogni volta considerazioni diverse trovando vari spunti di riflessione e spunti di interpretazione.
“La cena a Elsinore” è una lettura rapida che può essere ripresa più volte e può sorprenderci con nuovi spunti, per quel che mi riguarda è una lettura rapida che dura da anni.
Fine
Beatrice Maffei
“Le due giovani sorelle avevano gabbie piene di uccelli, doni dei loro ammiratori marinari. Quando qualcuno domandava se sonassero l’arpa, la vecchia Madama Back si stringeva nelle spalle, come a dire che era assai difficile render conto delle innumerevoli perfezioni di quelle damigelle: Quanto ai loro adulatori, e alle proposte di matrimonio che avevano ricevuto, era preferibile non intavolare quel tema: esso non aveva fine.”
Che importanza ha sapere il colore degli occhi delle due sorelle o quanto sono belli i loro profili? Nella testa ci sembra già di sentire il cinguettare che riempiva la loro casa e allietava le loro giornate, eppure intravediamo anche gli sportelli chiusi di quelle piccole gabbie che tolgono ogni libertà a quei doni.
In queste poche righe con una maestria raffinata ma anche leggera, l’autrice ci dà l’istantanea non solo delle due sorelle, ma anche quella della governante. La caratteristica di questo racconto infatti è che non si ha un solo personaggio principale, non sappiamo chi sia il personaggio principale: personalmente a ogni rilettura mi trovo a fare ogni volta considerazioni diverse trovando vari spunti di riflessione e spunti di interpretazione.
“La cena a Elsinore” è una lettura rapida che può essere ripresa più volte e può sorprenderci con nuovi spunti, per quel che mi riguarda è una lettura rapida che dura da anni.
Fine
Beatrice Maffei