C’è molto in questo libro di Scerbanenco: la foresta potente e presente, una storia di immigrazione in Svizzera, i postumi di una guerra che ancora aleggia facendo riemergere gli orrori che non si cancellano, una Polonia martoriata dai nazisti, una Svizzera civile ma estremamente fredda, la violenza, la giustizia e… l’amore. “Perché se fosse stata ancora viva egli avrebbe perso ogni volontà, ogni forza, ogni altra passione, per lei.” E due personaggi non protagonisti che ho amato molto: la maestra Gertrude, generosa, gentile, democratica, la tipica donna di Scerbanenco che si sacrifica per amore (mi ha ricordato Milla in “la ragazza dell’addio”) e il capitano Glicken, un investigatore acuto, rigido ma anche estremamente umano. “Sentiva i suoi pensieri, così come un cieco sente la luce, anche se non la vede.” Due personaggi carichi di pathos che poi sono anche quelli che Scerbanenco sceglie per chiudere il romanzo. “O forse, tutte le donne sono forti, sono forti solo in apparenza.” Un bel romanzo con personaggi ben costruiti, pieno di piccole storie significative, con un finale dove l’amore ha il suo riscatto. Buona lettura!
recensione di Maria Valentina Luccioli