“È inutile dire agli esseri umani di accontentarsi di un’esistenza tranquilla, perché sono fatti per l’azione e, se non la trovano, la creano.” Come in molti mi avevano anticipato, questo capolavoro della letteratura inglese mi ha conquistata. Jane Eyre è una protagonista indimenticabile, in cui mi sono immedesimata e che ho capita a ogni passo. Mi ha ricordato Joey Potter di Dawson’s Creek: è povera, studiosa, appassionata, coraggiosa, orgogliosa e fragile. Mi ha ricordato Cenerentola: maltrattata dalla famiglia affidataria, trova poi il riscatto e l’amore da favola (o quasi). Dunque, come non amarla? Jane è un’orfana, cresciuta da una zia che l’ha bistrattata e poi lasciata in collegio dove vive momenti difficili ma dove finalmente mette le basi della sua cultura e della sua stessa personalità; qui diventa donna e, una volta uscita, riesce a trovare lavoro come istitutrice. Mr. Rochester, il nobile da cui è ingaggiata, è un uomo un po’ burbero e insondabile. I due si innamorano ma un terribile segreto viene a galla il giorno delle nozze. A quel punto Jane scappa, cercando di lasciarsi alle spalle la difficile vicenda del suo fidanzamento e il suo sentimento, che però è troppo forte. Tornerà dall’uomo amato e con lui troverà la forza di affrontare la malattia e i fantasmi del passato. Io ho adorato questo libro che forse è apprezzato di più da un pubblico femminile.
Alessandra Micelli