Autobiografia della giovane attivista pakistana, vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 2014, racconta la vita di Malala nata a Mingori nella regione dello Swat, circondata da estese vallate ed immersa nella natura più semplice e selvaggia. Fin da piccola nutre un amore ed una passione incondizionata verso ogni forma di cultura e coltiva un insaziabile sete d’istruzione e di scoperta del sapere. Le sue guide morali sono il padre, impegnato nella costruzione di una scuola, seppur in ristrettezze economiche e Benazir Bhutto primo ministro pakistano esempio dell’emancipazione femminile e speranza per un Pakistan più democratico. Seppur orgogliosa delle proprie radici e tradizioni pashtun, Malala è curiosa del mondo intero che la circonda. È amante dei film di Twilight e della musica pop occidentale. Il suo forte credo religioso e le sue preghiere e amore per Allah, non condizionano minimamente la sua indipendenza intellettuale e la sua autonomia come donna. Tutti i suoi sogni, la sua voglia di libertà verranno un giorno minate dall’arrivo delle forze talebane, intente ad eliminare ogni forma di libertà verso il popolo pakistano, soprattutto verso le donne. Malala seppur ragazzina oramai è un simbolo non solo per la sua gente ma anche per il mondo intero. Per questo subisce un vile attentato, la sua “vendetta” avverrà il 12 luglio 2013 al Palazzo di Vetro di New York, davanti ai potenti del pianeta, terrà un discorso memorabile per l’emancipazione femminile e per il diritto allo studio per ogni uomo. Malala è una piccola fiamma di una candela, difficile da spegnere, la fiamma della speranza e della giustizia.
recensione di Antonio Martino