L’autore in questo romanzo ha creato un mondo onirico, ha abbandonato qualsiasi realtà. Cincinnatus, il protagonista, è condannato a morte. È in attesa del supplizio e, questa attesa (domani? Una settimana? Un mese?) diventa una riflessione sui grandi temi dell’esistenza. La sua colpa, per la quale viene condannato alla decapitazione, è di essere “opaco” nel senso che i suoi pensieri e le sue emozioni non sono trasparenti agli occhi di chi lo circonda. Le persone dunque non riescono a capire i suoi pensieri creando così una sorta di disagio. Cincinnatus è opaco in una società di trasparenti e dunque è condannato alla decapitazione non per aver commesso qualcosa ma perché lui è fatto così.
In questo romanzo tutto è parodia, tutto è scherzo, i personaggi sono assurdi e tutti si prendono sadicamente gioco di Cincinnatus.
L’incipit è bello:
” In conformità alla legge, la condanna a morte venne annunciata a Cincinnatus con un sussurro. Tutti si alzarono in piedi scambiandosi sorrisi. Il giudice dai capelli bianchi accosto’ la bocca al suo orecchio, ansimo’ per un attimo, comunico’ il responso e si allontanò a passo lento, quasi stesse scollandosi. Cincinnatus venne riportato immediatamente alla fortezza.”
Ci si affeziona a Cincinnatus e, per chi ama Nabokov, è un libro da non perdere.
Daniela Ceccotti