Questo libro nasce come romanzo di cronaca in seguito all’epidemia di colera che colpì il capoluogo campano nel 1884.Lo stile è quindi quello del giornalismo d’inchiesta ma nelle parole della Serao si nasconde e si evince l’amore profondo per la sua città, l’indignazione per come i suoi concittadini sono costretti a vivere, la rabbia di chi non vuole rassegnarsi e chiede finalmente di poter nominare la propria città con l’orgoglio che merita. Il libro è suddiviso in tre parti: la prima che è quella a parer mio più interessante racconta i vizi, denuncia i malaffari, mostra il gran cuore degli abitanti di questa città che nonostante la povertà sono allegri e sanno donare,regalare a chi ha meno di loro….un viaggio tra i profumi, la monnezza, i sapori, i colori, il folclore di questa meravigliosa città( è la mia città d’origine quindi un po’ sono di parte). La seconda parte,invece, è scritta venti anni dopo l’epidemia di colera, e denuncia come il risanamento tanto decantato dai politici e dalle amministrazioni pubbliche non abbia apportato nessun miglioramento di rilievo ma solo nascosto i problemi dietro una bella facciata.La terza parte chiede che finalmente si pensi a risolvere i veri problemi della città perché possa mostrarsi con orgoglio, senza più vergogna.Purtroppo è triste constatare come ancora adesso molti di questi problemi non siano ancora stati risolti.Lettura interessante che fa riflettere ed indignare anche un po’.
Paola Caponigro