Romanzo scritto nel 1991, narra la vita di Gesù Cristo in maniera rivisitata e personale da parte dell’autore. L’esistenza di Gesù viene stravolta drasticamente da ciò che noi conosciamo tramite i vangeli canonici. Dato un tema così sensibile per credenti e atei, non è questa l’occasione per il lettore essere giudici o censori per questi significativi cambiamenti narrativi, ma lasciarsi trasportare dalle parole e dall’insegnamento che lo scrittore vuole infonderci. Per una volta la trama può passare in secondo piano, essa viene utilizzata solo per consentire al lettore di approcciarsi ad un momento d’intima riflessione ed introspezione. Saramago in modo dissacrante, sia nella sua narrazione che nella sua personale tecnica di scrittura, caratterizzata da un utilizzo della punteggiatura anticonvenzionale ed anarchica, ci descrive un Cristo uomo, nella sta completezza con le sue debolezze, le sue paure e i suoi peccati, in quanto è proprio uomo. Gesù viene delineato come una persona fuori dal comune, capace di donare amore incondizionatamente e con un intelletto superiore alla media, ma anche mostrando un lato del carattere negativo, sopraffatto dal proprio orgoglio ed ego. La missione che gli viene affidata da Dio, lo sconcerterá, rivendicherà il proprio libero arbitrio come tutti gli uomini, quello di scegliere autonomamente il proprio destino e la propria vita. Il dualismo con i propri “padri”, Giuseppe padre naturale e Dio il padre dei cieli sarà molto conflittuale e turbolento. Sulla croce avrà il coraggio di sfidare l’onnipresente citando la famosa frase riadattata: “Uomini, perdonatelo perché non sa quello che fa…”
Antonio Martino