Il protagonista di questa storia così intima è il piccolo Amerigo Speranza. Il piccolo è il figlio di una donna napoletana, bellissima, ma molto povera che, dopo la guerra è costretta a sbarcare il lunario cucendo delle pezze di stoffa da vendere a gente ancora più povera. Antonietta, è questo il nome della mamma, è una donna provata dal dolore per la perdita del primogenito e che non sa dimostrare l’affetto al piccolo Amerigo. A causa della povertà, Antonietta decide di mandare il figlio in Emilia con il treno dei bambini. L’ iniziativa di solidarietà è stata organizzata dai comunisti per offrire ai bambini poveri del sud un inverno di comodità presso le famiglie del nord. Amerigo si ritrova così, insieme a decine di bambini, ad attraversare tutta l’Italia per giungere a Bologna. È lì che viene accolto da Derna e dal resto della sua famiglia. Amerigo, dopo un attimo di smarrimento e di nostalgia, si ritrova ad avere quella famiglia che ha sempre sognato e quelle comodità che non ha mai conosciuto nella sua breve vita. Amerigo si affeziona alla famiglia che lo ospita, si ambienta facilmente ed il ritorno a Napoli è per lui complesso. Come ci si può riadattare alla vita precedente, soprattutto quando si teme che la madre non lo voglia? In realtà non è proprio così, ma il difetto di comunicazione tra madre e figlio si rivela fatale in un rapporto già molto complesso. Nell’ultima parte assistiamo al riannodarsi di un legame familiare mai sciolto, ma nemmeno mai saldato del tutto. Ma, per giungere a questo, ne è dovuta passare di acqua sotto ai ponti! Struggente questa storia, ricca di sentimenti inespressi e di un dolore, che poteva essere attenuato con un semplice abbraccio! Eh, sì! Si dovrebbe pensare a tempo debito a fare le cose importanti, prima di scoprire che il tempo per farlo è fuggito via per sempre! Forse è questo il messaggio più importante che questa storia vuole comunicare al lettore…
Anto Spanò