Questa è la storia di Nahla, una donna libanese di religione musulmana. Ed è anche la storia della sua grande passione per Hani, di religione cristiana. E’ la differenza religiosa che ostacola il matrimonio tra i due, i quali vivranno la loro relazione in modo discontinuo, ma per tutta la vita. Nahla è vissuta accanto ad una madre molto religiosa e troppo oppressiva, che tendeva a reprimere i sentimenti. Nahla, quindi, già in tenera età, si ribella a questo atteggiamento; è attenta ai cambiamenti del proprio corpo e alla sessualità e non si vergogna a mettere in evidenza la propria femminilità. Poichè il suo matrimonio con Hani è ostacolato dalla famiglia, Nahla accetta di sposare Salim, ma con lui non riuscirà a creare mai un rapporto di alcun genere: non lo odia, ma nemmeno riesce a stimarlo e, tanto meno, ad amarlo. E’ invece fondamentale il rapporto che la donna riesce ad instaurare con i figli e con l’amica di sempre, Souad. Il libro, attraverso le storie dei suoi personaggi, riesce a raccontarci qualcosa anche del paese, delle sue tradizioni e restrizioni (ed in questi termini riesce ad essere interessante), ma lo trovo estremamente ripetitivo ed eccessivamente ricco di descrizioni anatomiche, anche quando non è necessario. Che ce ne importa, ad esempio, che il fratello di Nahla prenda il viagra e che si ritrovi in situazioni imbarazzanti con le donne?
Anto Spanò