Pin, un bambino di 10 anni, vive con la sorella detta la “Nera” una prostituta del paese, racconta le gesta dei partigiani in un luogo imprecisato della campagna ligure. Tra le scorribande nel borgo, nell’osteria e nei carrugi, Pin riveste la figura del “Gianburrasca”, sempre pronto a prendersi gioco dei “grandi” e diviene ben presto la mascotte del paese. Un giorno riesce argutamente a sottrarre una P38 da un soldato tedesco e come tutti i bambini la nasconde in un luogo segreto, il “nido dei ragni”. Durante il suo girovagare, s’imbatte in un accampamento di una formazione partigiana comandata da il “Dritto” poco incline alla guerriglia. Agli occhi del bambino, sembra un’ “Armata Brancaleone”, ma nonostante tutto dentro di sé nasce un sentimento di affetto riconoscenza ed eroicità verso il “Cugino”, il “Mancino” e i loro compagni di battaglia. Tra le prime opere italiane sulla Resistenza, l’autore nella sua prima uscita di un romanzo, descrive una delle pagine più esaltanti della nostra storia: il sacrificio di uomini per la riconquista della libertà. Il racconto è descritto in stile “fiabesco”, tecnica inconfondibile e imprescindibile nelle opere future del romanziere. Le vicende sono narrate grazie agli “occhi” innocenti e puri di un bambino e la figura del partigiano conquista la massima espressione del sacrificio e dell’eroicità. È un opera che va assolutamente letta se si vuole conoscere la Resistenza contornata oltretutto da un post prefazione di un grande scrittore italiano del Novecento: Cesare Pavese.
recensione di Antonio Martino
- EAN: 9788804668039
Tornata in Italia la famiglia, a Sanremo, frequenta le scuole nella città ligure e, terminato il liceo si iscrive ad Agraria, ma interrompe l’Università per evitare l’arruolamento forzato e dopo l’8 settembre si unisce alle brigate partigiane nella Brigata Garibaldi.
Nel 1944 entra nel Pci e alla fine della guerra ne diventa militante attivo e Quadro.
Si iscrive e si laurea alla facoltà di lettere di Torino e nel frattempo inizia a collaborare a riviste (fondamentale il rapporto con il Politecnico di Vittorini) e quotidiani.
Entra a lavorare all’Einaudi e nel 1950 ne viene assunto definitivamente come redattore. Iniziano i questi anni le prime uscite dei suoi romanzi, tutti accolti con grande stima dalla critica internazionale.
Nel 1964 sposa all’Avana Esther Judith Singer e l’anno successivo nasce la figlia Giovanna.
L’anno successivo alla morte di Vittorini, cioè nel 1966, si trasferisce a Parigi con la famiglia.
Inizia poi a collaborare con il Corriere della Sera, quindi con La Repubblica su cui scriverà fino al 1984.
Nel 1978 muore la madre a 92 anni. Nel 1980 una raccolta dei suoi Saggi più importanti viene pubblicata con il titolo di Una Pietra Sopra e nello stesso anno si trasferisce a Roma.
Nel 1983 pubblica Palomar, una serie di racconti ricchi di “disillusa amarezza” e l’anno dopo presso Garzanti, pubblica Collezione di Sabbia.
Nel 1985 poiché invitato a tenere una serie di lezioni a Cambridge alla Haward University, prepara Lezioni Americane che verranno pubblicate postume nel 1988.
Colpito il 6 Settembre da ictus, muore a Castiglione di Pescaia nella notte fra il 18 e il 19.
Tra le sue opere principali troviamo Il visconte dimezzato, Il barone rampante, Il cavaliere inesistente, Le città invisibili, Se una notte d’inverno un viaggiatore.