“Non c’è nulla più doloroso al mondo di essere cattivi.” Ho scoperto questo romanzo al liceo e volevo rileggerlo da adulta. Ecco che @amoilibri me ne ha dato occasione con il suo #gdl. “Il sentiero dei nidi di ragno” è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e ha come fulcro della trama la guerra partigiana. Il romanzo viene scritto per l’esigenza dell’autore di raccontare un’esperienza comune, quella di una guerra che è stata anche una guerra civile, tra partigiani e fascisti. L’autore dichiara di non aver inserito in questo libro la propria esperienza personale perché, quando in precedenza ci aveva provato, non aveva funzionato, frenato com’era dalle inibizioni che arrivano quando si racconta ciò che ci sta a cuore. In questo romanzo, grazie all’oggettività, all’anonimia, all’estraneità dello scrittore, è riuscito invece a inserire tutto: tutto ciò che voleva esprimere, tutto ciò che ha vissuto lui ma anche gli altri che hanno partecipato alla guerra. È un libro da leggere, una storia non del tutto facile da comprendere. Regala però perfettamente l’immagine dell’epoca, l’atmosfera, l’angoscia (o almeno, questo è ciò che sento io leggendo le pagine di Calvino).
Alessandra Micelli