Questo romanzo è la continuazione di Pane e vino dove il protagonista principale è Pietro Spina, esule comunista in terra straniera, che rientra nella propria terra e vive in clandestinità presso l’abitazione di sua nonna Maria Vincenza, donna di un tempo, dignitosa e affettuosa nei confronti del proprio nipote. I luoghi dove è ambientato il romanzo è la Marsica, zona brulla caratterizzata da un paesaggio arido e ameno molto caro all’autore. Se “Vino e pane” ha uno stile armonioso e scorrevole, dove le vicende appassionano il lettore per le sue improvvisazioni e imprevedibilità, quest’opera invece ha una struttura complessa, molto elaborata, a volte ermetica e rigida. Dal mio punto di vista ritengo che questa scelta da parte dello scrittore sia consapevole e volontaria per descrivere al meglio l’atmosfera omertosa di un piccolo paese agricolo sottomesso e servile nei confronti del potere fascista. Questo viene evidenziato dalle innumerevoli pagine in cui si parla dei salotti e dai rinfreschi presieduti dai gerarchi e dai “signori” del paese e contornata dai loro discorsi ipocriti, dalle sfide di superiorità nell’arte dell’eloquenza e dell’oratoria enfatica ed entusiasmante ma fine a se stessa priva di ogni valore e significato. Ma in questa nuova società menzognera, forte con i deboli e debole con i forti, come il seme sotto la neve è nell’attesa nel germogliare e nel rinascere, Pietro Spina si erigerà come simbolo di riscatto, sacrificio, lotta e solidarietà per conquistare ed affermare il grande valore della libertà non individuale ma collettiva.
Antonio Martino