Romanzo pubblicato nel 1956, ambientato a Cisterna Marsi paese immaginario della Marsica abruzzese, narra le vicende di Luca Sabatini che oramai settantenne dopo quarant’anni di carcere, torna nel suo luogo natio senza futuro. Il protagonista fu incarcerato ingiustamente e condannato all’ergastolo e scagionato successivamente dopo tanti anni solo grazie alla deposizione del reo confesso responsabile di un omicidio. Luca all’epoca del misfatto non si difese volontariamente dall’accusa infamante, un velo di mistero oscurava il caso, per i suoi paesani e per la giuria egli era innocente, ma delle prove e testimonianze dubbiose lo ritenevano il vero colpevole. Grazie solo all’aiuto di Andrea, figlio dell’amico del Sabatini, si riuscirà a chiarire le motivazioni di quella difficile scelta, il non difendersi da un accusa così disonorante. Il romanzo si può definire un giallo che incollerá il lettore alle pagine per giungere alla verità chiarificatrice, è un genere desueto per l’autore abruzzese, caratterizzato per i suoi scritti di denuncia politica sociale, ma anche in quest’opera il romanziere utilizzerà un campo a lui insolito per evidenziare la contrapposizione e il binomio tra giustizia ed onore. Nessuno dei due valori prevaricherá, non saranno mai antagonisti sul riconoscimento di supremazia morale, inchioderanno il lettore ad un’attenta e difficoltosa riflessione sul significato e sul discernimento dei due ideali. L’ambientazione marsicana non è dettagliata come in Fontamara ma è la giusta cornice del romanzo, grande aiuto per la descrizione dei pregiudizi di un paese rurale con tradizioni ataviche, dove un uomo anche se riconosciuto innocente e persona onesta, verrà visto dai suoi conterranei come il “mostro”. L’ onta, il fango e la vergogna di un accusa disonorevole anche se ingiusta sarà sempre più forte della Verità assoluta.

 

recensione di Antonio Martino

edizione Mondadori