Leggendo “Il re di Varsavia”, mi sono chiesta se non abbiamo dei pregiudizi su alcune nazioni: in Polonia negli ultimi anni sono stati prodotti film e libri ottimi e che viene da domandarsi se non dovremmo cercare di allargare i nostri orizzonti. “Il re di Varsavia” di Szczepan Twardoch è una bella scoperta. Questo libro ci porta in quello che diventerà il Ghetto di Varsavia , ma che nel 1937 è il territorio di una violentissima banda di gangster ebrei. Non è un caso che ne sia stata fatta una serie televisiva, perché l’ambientazione riporta alla mente “Scarface” e “C’era una volta in America”. Solo che la faccenda si complica perché l’ombra del nazismo si allungando rapida e le pistole di questi sanguinari criminali, non avranno proiettili contro l’inevitabile destino. In questo libro gli ebrei non sono i buoni, a partire dal suo eroe, Jakub Shapiro, un pugile, affascinante quanto oscuro e contraddittorio. La scrittura di Twardoch è magistrale sia nel riuscire a gestire i piani temporali, la realtà storico-politica e la finzione; sia i vari punti di vista e soprattutto i sorprendenti colpi di scena che tengono con il fiato sospeso. Si arriva al finale trascinati in una corsa che sul finale mi è parsa troppo rapida; o forse questa impressione è data dal fatto che avrei potuto e voluto leggerne altrettante pagine di un libro che sembra già un classico.

 

recensione di Beatrice Maffei

 

Collana: La memoria
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 8 ottobre 2020
Pagine: 520 p., Brossura
  • EAN: 9788838939235