L’invasione russa ha segnato il ritorno del fatto della guerra, da decenni eravamo abituati ad uno stato di guerra permanente lungo limitrofe regioni instabili. Una stato di guerra costante ma vissuto come periferico, collaterale gestito da militari professionisti quando non da contractor. Dopo diverse smentite l’invasione russa ha ripresentato uno scenario di guerra Clausewitziana ovvero un invasione di uno Stato sovrano nei confronti di un altro, con una separazione più netta tra Stato di pace e Stato di guerra. l’Ucraina è la vittima dell’aggressione russa. Un’aggressione che ha fallito fino ad ora tutti i suoi principali obbiettivi, e che è figlia di interpretazioni sbagliate del suo autocrate, Vladimir Putin. Con il loro esempio, gli ucraini, hanno ricordato ad un Occidente attonito che le cose per cui vale la pena vivere, sono anche quelle per cui vale la pena morire. La libertà e l’autodeterminazione di un popolo sono valori non negoziabili. “Il posto della guerra e il costo della libertà” di Vittorio Emanuele Parsi (Saggi Bompiani) è un libro che fa riflettere sulle ragioni di una guerra che ha di fatto colto impreparati gli attori europei, ripiombati, di fatto, dopo circa ottanta anni nel posto della guerra per antonomasia. Il vecchio continente. Una lettura riflessiva, piacevolmente da me presentata assieme con l’autore, ospite in Puglia, nei giorni scorsi. Buona lettura
Giuseppe Romito