Commentare questo tipo di libri è impossibile. Non ci sono parole da parte di un lettore del XXI secolo che possano rendere al meglio l’esperienza atroce di un sopravvissuto all’Olocausto. Szpilman racconta la sua vita a Varsavia, la separazione dalla famiglia, la vita nel ghetto, le uccisioni dovute ad una decisione arbitraria delle SS, il suo contributo alla Resistenza armata e poi la sua vita solitaria nascosto nei palazzi diroccati e la resistenza estrema alla fame e alla sete…per poi giungere all’epilogo e alla salvezza proprio per mano di un ufficiale tedesco, un uomo sensibile e disgustato dalle azioni compiute dai suoi commilitoni e dalla follia di Hitler.
recensione di Anto Spanò