In questo libro l’autore, Michael Faber, racconta la storia di Sugar. Sugar è una giovane prostituta che esercita il “mestiere” in un bordello della Londra di fine Ottocento. E’ stata costretta a prostituirsi dalla madre già in tenera età e così, Sugar odia gli uomini e sogna di pubblicare un romanzo nel quale lei è la protagonista e la vendicatrice della sua stessa sorte avversa. Pertanto, non è difficile incontrare dei brani in cui è descritta immersa nella scrittura, nella compilazione di decine di fogli con una calligrafia minuta e fitta. Ad un certo punto nella vita di Sugar entra William Rackam, il quale si invaghisce della donna e decide che non vuole dividerla con nessun altro uomo, nonostante sia sposato con Agnes, donna ricca, ma mentalmente instabile. A questo scopo compra e arreda una casa in cui ospitare Sugar e ben presto lei diventa la sua amante e mantenuta. Sugar però ha paura di perdere William, che da un giorno all’altro lui si stanchi e l’abbandoni al suo destino. Inizia quindi a pedinarlo, ad appostarsi sotto casa per cercare di saper tutto di William e della sua famiglia. Il suo scopo è quello di anticipare i suoi pensieri e le sue preoccupazioni, in modo da diventare indispensabile al suo ricco amante. Ad un certo punto della storia, Sugar diviene la consigliera di William nella gestione della sua azienda e, infine, anche l’istitutrice della sua figlioletta Sophie. Sugar si trasferisce in casa dei Rackam e… Onestamente mi sono molto affezionata a Sugar. Nelle sue azioni emerge sempre la ricerca di quella famiglia che non ha mai avuto e la voglia di sfuggire ad un passato che non ha scelto di vivere. Nel periodo in cui rimane da sola nella casa che William le ha preparato, sente profondamente la solitudine e non ci sono comodità e lussi che riescano a colmarla. Il libro è decisamente troppo lungo e avrei preferito qualche pagina in meno, ma non per questo posso dire di essermi annoiata. La particolarità che ho apprezzato è invece la tecnica narrativa: l’autore indica al lettore la strada da seguire, i personaggi da cui non deve discostarsi, soprattutto all’inizio della storia. Sembra che voglia che il lettore non si perda nei dettagli inutili, ma si concentri sulle situazioni e sui personaggi principali della storia, i quali non compaiono immediatamente. Peccato invece per il finale! Visto il contesto sociale e storico in cui è inserita la vicenda di Sugar e William, non mi aspettavo di certo il lieto fine, ma nemmeno quello architettato dall’autore. Un po’ di delusione non posso nasconderla.
Anto Spanò