Monologo brevissimo sulla ricerca della felicità e inquietudine post-bellica di questo autore per me in realtà sconosciuto. Sinceramente ho notato il libriccino per il titolo che mi ha colpito profondamente. L’autore, suicida a soli 30 anni, in un flusso di coscienza si pone una serie di interrogativi sulla vita, il male di vivere e la felicità, per lui irraggiungibile. Lo fa con uno stile secco, non fluido, brutale, con metafore e toni quasi ermetici che richiamano molto la filosofia. È una confessione brevissima che secondo me per essere compresa davvero ha bisogno di una seconda rilettura e tempo per assorbire bene ogni parola. “Tutta la mia vita sembra avere per scopo quello di procurare delle pietre da attaccarmi al collo.”.

 

Luana Indelicato