“Parole che non hanno paura, che alzano il tappeto e mostrano lo sporco che c’è sotto, il crimine e la necessità e l’ingiustizia e a volte la disperazione. E che dicono male della guerra e bene dell’amore e ispirano pietà verso i deboli e coraggio contro i potenti e così via. Parole che planano in cima ad altre parole e si mescolano e ti fanno venire voglia di scriverne altre tu. Parole incendiarie, da maneggiare con cura. Possibile che delle banalissime parole, scelte in un certo modo, messe in un certo ordine, siano capaci di cambiarti la vita?”

Divertente, ironico, profondo, affascinante: “Il morso della vipera” è tutto questo. È un romanzo giallo e storico, ma è anche un racconto spassoso. Uno dei quei libri che mentre leggi continui a sorridere. Bellissima anche la versione audiolibro letta dalla stessa autrice che con la sua voce ha la capacità di interpretarne perfettamente la vena spiritosa. È ambientato nella Torino fascista, in cui la protagonista, Anita Bo, decide di iniziare a lavorare; scelta rivoluzionaria per l’epoca, quando una ragazza giovane era considerata “solo” per le sue potenzialità come moglie e madre. Anita è frivola e piantagrane, ma anche sensibile e intelligente. Trova un impiego come dattilografa (neanche troppo brava) in una casa editrice, dove si trova però a dover risolvere un giallo insieme al suo capo, Sebastiano Satta Ascona. Il caso di omicidio li metterà di fronte al concetto di giustizia, alle verità scomode della dittatura e forse anche ai loro sentimenti. La storia ha la capacità di coinvolgere il lettore dopo 10 pagine dall’inizio e lo fa proprio grazie all’ironia. I protagonisti sono personaggi a cui ci si affeziona e io non vedo l’ora di leggere i prossimi episodi della saga. Ho scoperto infatti che “Il morso della vipera” è il primo libro di una trilogia, composta anche da “Il grido della rosa” e da “Una stella senza luce” (uscito proprio quest’anno). È un libro che consiglio, imperdibile!

Alessandra Micelli