Il 14 luglio del 1948 Palmiro Togliatti segretario del Partito Comunista subisce un vile attentato, viene colpito al costato da tre proiettili all’uscita da Montecitorio. Viene urgentemente operato e nell’equipe presente nella sala operatoria c’è l’infermiere Giuseppe Passerini, fervente e “devoto” comunista. Durante l’operazione viene ridotta una costola, una porzione d’osso finisce nelle mani di Giuseppe che incredulo e basito è emozionato a possedere una “parte” del proprio capo politico. Giuseppe di origini livornesi, per il suo essere fermamente comunista è un ateo convinto ma considera questo cimelio come fosse una reliquia. Per esaltarne l’avvenimento e la figura de proprio l leader, decide di donare la “reliquia” ad un parroco confessandogli che quell’osso era appartenuto a San Palmiro. Da questo momento incomincia l’esilarante romanzo, colmo di equivoci ed episodi comici. Scritto in maniera ironica e dissacrante, Alessandro Gatto prende spunto da un fatto storico reale che portò a duri scontri di piazza e ci ricama una storia surreale e divertente. L’autore si barcamena tra sacro e profano, tra il dogma religioso e quello politico. La spiritosaggine viene esaltata dall’uso del vernacolo livornese nei dialoghi degli interpreti letterari. È una lettura cosiddetta “leggera”, spensierata senza pretese ma descrive perfettamente quell’Italia del dopoguerra divisa tra i Don Camillo e i Peppone, in un periodo storico dove nonostante le differenze e gli scontri politici e ideologici, il nostro Paese si rimboccava le maniche e si apprestava così alla rinascita.
Edizione Rogas
Antonio Martino