Com’è evidente dal titolo, la storia ideata da Cynthia Ozick, scrittrice statunitense di opere di letteratura ebraica, è ambientata nella Stoccolma degli anni ’60. La particolarità è che l’autrice si è ispirata a un manoscritto (Il Messia, appunto) scritto da Bruno Schulz durante le due Grandi Guerre, ma che è andato perduto. Ed è attorno al manoscritto che girano i fatti: Lars lavora in un giornale, si occupa di scrivere le recensioni del lunedì, giornata un po’ sottovalutata, in quanto il lunedì mattina gli abitanti di Stoccolma sono ancora mezzi addormentati e non leggono con attenzione il quotidiano, sfogliano le pagine e sono attratti più dalle figure, che dalle notizie e, meno ancora dalle recensioni Lars è orfano, ha origini polacche ed è arrivato a Stoccolma quando era troppo piccolo per avere dei ricordi. Si è addirittura scelto il nome!!! Non sa chi sia la madre, ma inspiegabilmente si è convinto di essere il figlio di Bruno Schulz. E’ attirato dalla letteratura del suo paese d’origine, ma non conoscendo la lingua, non ha mai potuto leggere le opere del “padre”. Un giorno entra in una libreria gestita da una donna arzilla di nome Heidi ed è proprio alla donna che Lars svela il suo segreto. Heidi sembra affezionarsi, fa di tutto per procurargli i libri in lingua originale e difficili da reperire a Stoccolma, gli fa dare lezioni di polacco da una sua cliente, si procura lettere autografe di Schulz e, insieme, i due cercano di ricostruirne la vita fino alla sua uccisione ad opera della Gestapo. Heidi però è una donna stramba, parla di continuo di un marito che non si sa bene dove sia, se sempre in viaggio o se sia solo un’opera della sua fantasia per nascondere la solitudine. Ma un giorno questo marito compare e sembra parecchio interessato a Lars e al Messia. E nello stesso giorno compare Adela, la fantomatica figlia di Schulz che annuncia di essere in possesso del Messia, ma…… E’ una storia originale e per niente banale. L’autrice conduce per mano il lettore attraverso la storia di Lars, dritto verso una traiettoria retta. Ma all’improvviso ne molla la mano, lasciandolo confuso in balia degli eventi. In linea generale mi è piaciuto molto, anche se non l’ho trovato perfetto. Ci sono delle parti completamente fuori da ogni logica e particolarmente arzigogolate. Queste, secondo il mio modesto parere, stonano abbastanza nell’insieme della struttura ben congegnata.

Anto Spanò