Harry Haller è un cinquantenne intellettuale, stimato professore di letteratura che sta attraversando una crisi identitaria. Insoddisfatto dalla vita si sente inadeguato, incettato dalla società borghese e priva di valori. Cerca così disperatamente di evadere da questo immobilismo, buttandosi a capofitto nel lavoro accademico non riuscendoci. Con estrema difficoltà scopre che la felicità la si può provare in pochi momenti grazie all’arte, alla musica quindi allo spiritualismo che l’uomo riesce a creare e non dal suo materialismo. Harry scopre così sulla propria pelle, la doppia identità dell’uomo, lo stato di felicità e dell’insoddisfazione, il razionalismo e la passione, i dettami della società che ognuno deve osservare come i doveri familiari, avere un lavoro soddisfacente, gli obblighi da cittadino e dall’altra parte il “lupo della steppa” che rappresenta la vera essenza umana, il suo lato animalesco caratterizzato dalla solitudine, dal scetticismo, dall’antisocialità, ribelle al conformismo, estraneo agli ingranaggi preconfezionati della società. Il protagonista del romanzo non è altro che l’alter ego dell’autore stesso lo si evince anche dalle iniziali del nome e cognome. L’inquietudine in un momento travagliato della vita di Hesse nonostante tutto ha regalato all’umanità questa grande opera. Se cercate un romanzo con una trama lineare e standard, con un finale “e vissero felici e contenti”, un’ambientazione dettagliata non ve ne consiglio la lettura; ma se volete compiere un viaggio introspettivo indimenticabile non posso che consigliarvi questa esperienza letteraria.
Edizione Mondadori
Antonio Martino