La storia inizia il 20 settembre 1905, giorno del compleanno di Giannino Stoppani. chiamato dalla sua famiglia Gian Burrasca, il quale riceve come regalo un diario in cui annotare tutti i suoi pensieri e le sue avventure/disavventure che vive giorno per giorno. Giannino abita a Firenze con i genitori e tre sorelle maggiori, città dove frequenta la scuola elementare e dove ne combina una per colore. Vengono raccontate le vicende nell’arco temporale che va dal 20 settembre al 2 marzo 1906, dove il nostro protagonista combina davvero qualsiasi scherzo alla sua famiglia, scherzi che per come dice lui sono “innocenti” ed è colpa degli adulti che non sono capaci di capire cosa anima il cuore dei ragazzi. Ho detto molto poco riferendomi alla trama anche perché non voglio dire cose in più che potrebbero portare a qualche spoiler, anche se sicuramente è una storia molto conosciuta, complice anche lo sceneggiato Rai con Rita Pavone che vorrei rivedere in questi giorni. La storia mi ha appassionato molto e ho notato “spaccati” della vita italiana post Unificazione che durante la prima lettura non avevo compreso bene, notando anche quello che può essere un affresco di cosa succedeva nella nostra Nazione appena unita e come questa viene vista dagli occhi di un bambino. Giannino rimane uno dei miei personaggi preferiti della letteratura, sempre pronto a difendere quello che fa e trovando una giustificazione a tutto, da dei fuochi artificiali a una pianta che si muove, lui messo sotto dai grandi che non sanno capire il mondo dei ragazzi. Anche lo stile di scrittura è molto semplice e le avventure sono raccontate molto bene, entrando anche nel dettaglio di quelle più divertenti. Sicuramente, “Il giornalino di Gian Burrasca” rappresenta un romanzo da leggere almeno una volta nella vita, sia per gli adulti che per i bambini che rimarranno innamorati dalle storie e dalle vicende di Giannino Stoppani, un monello senza età e senza tempo.
Lorenzo Peluffo