Il libro si apre con l’uccisione del protagonista, Iqbal, mentre, a dodici anni, gioca in bicicletta a Lahore, in Pakistan, dinanzi casa sua. Lo sparo, che squarcia il silenzio della strada, innesca il flashback narrativo, che trasporta il lettore nei primi anni di vita di Iqbal, quando, ad appena quattro anni, è venduto al proprietario di una fabbrica di tappeti dalla famiglia, indebitatasi per dodici dollari. Il bambino mostra una discreta abilità nel realizzare i costosi tappeti ricercati sul mercato occidentale, per cui, poco dopo, viene ceduto a un altro padrone, che costringe lui e gli altri bambini a lavorare incatenati a un telaio per sedici ore al giorno, finché una notte Iqbal riesce a fuggire e a raggiungere un posto di polizia, denunciando il suo aguzzino, ignaro del fatto che i poliziotti, corrotti, sono al servizio del suo padrone. Ricondotto da lui, subisce angherie e supplizi, ai quali riuscirà a sottrarsi solo dopo sei lunghi anni di schiavitù, anni vissuti al buio, senza potersi muovere e senza poter vivere una vita degna di questo nome. Alla prima occasione, però, tenta di nuovo la fuga e questa volta incontra Ehsan Khan, esponente del Fronte di liberazione dei lavoratori schiavi. Questi lo prende con sé, ne ha cura, gli consente di frequentare la scuola. Iqbal diventa un simbolo, conosciuto anche all’estero e, con il suo mentore, riesce a raggiungere l’Europa e a ottenere il Reebook Human Right Award, premio assegnato dall’azienda di articoli sportivi a coloro che difendono i diritti umani. A causa della fama ottenuta, in Pakistan molte fabbriche di tappeti basate sullo sfruttamento minorile iniziano a chiudere, mentre Iqbal riceve minacce sempre più pericolose. Tornato a casa per la Pasqua viene ucciso da sicari rimasti ignoti. Il libro è da leggere non solo per la capacità che l’autore dimostra di saper coinvolgere il lettore, il quale, benché conscio del triste epilogo, spera sino alla fine in un miracolo, ma soprattutto per la consapevolezza che ciascuno di noi dovrebbe avere dell’impatto che le nostre scelte, in termini di acquisti, hanno sugli altri esseri viventi.
Maria Carolina Campone