“Il diavolo custode” è l’autobiografia dell’autore, il francese Philippe Pozzo di Borgo. L’autore racconta la sua storia ripercorrendo la sua infanzia, la sua adolescenza e la sua vita adulta. Philippe appartiene a una nobile famiglia francese. E’ vivace, intelligente e pieno di salute. Un giorno incontra Beatrice, la sua anima gemella. La sposa e con lei vuole formare una famiglia numerosa, ma il destino non è d’accordo con i progetti della giovane coppia. Beatrice non riesce a portare a termine le gravidanze e questo è fonte di grande dolore. Quando i due si attivano per ottenere un bambino in adozione, scoprono che Beatrice è malata gravemente. L’arrivo di una bambina adottiva prima, e di un bel maschietto dopo, regala alla coppia anni di serenità nonostante la convivenza continua con la malattia, gli ospedali e le cure. Ma un giorno un incidente di volo! Philippe rimane paralizzato dal collo in giù, prigioniero del suo stesso corpo. Ed è in questo momento che nella sua vita entra Abdel, lo strambo badante. La storia è molto intensa. La prima cosa che mi viene in mente è che è vero, la ricchezza non fa la felicità! La prima parte è tutta incentrata sulla storia personale dell’autore. Dall’infanzia, all’incontro con la moglie, ai tentativi falliti con dolore per avere dei figli naturali. Si passa poi al tumore, alla convivenza con la malattia e poi all’incidente che rende Philippe tetraplegico. La seconda parte è un po’ più allegra. Philippe e Abdel ne combinano di tutti i colori, fino all’arrivo in Marocco dove rinasce la speranza e si riscrive un nuovo futuro. Gli attribuisco non di più di 7 perché verso la fine, la narrazione, secondo me, è diventata frammentaria e confusa.
Anto Spanò