In un’intervista del 1985 David Leavitt dichiarava che per lui, come per la maggior parte dei suoi coetanei “l’interesse è per la stabilità, la precisione, il riparo. Vogliamo stare in un luogo, fondare carriere. Vogliamo begli appartamenti, impieghi piacevoli. Vogliamo la carta di credito”. Lo scorso anno lo scrittore che più di ogni altro era riuscito a essere il portavoce della generazione yuppies, tornava in libreria con un nuovo romanzo “Il decoro” in originale “Shelter in Place”, titolo che evidenzia le paure e il bisogno di un rifugio dove estraniarsi dell’upper class americana. ”Vi andrebbe di chiedere a Siri come assassinare Trump?” è questo l’inizio di un romanzo, caratterizzato da dialoghi bellissimi. Una trama piacevole, spesso divertente, un ritratto di un gruppo di ultracinquantenni fatto con pennellate precise, da uno scrittore che conosce bene l’arte della buona scrittura. La domanda è se per chi da 35 anni conosce –e ama- Leavitt, quest’ultima fatica potrebbe risultare meno incisiva per esempio di uno dei suoi racconti come quel “Ballo di famiglia” che finiva con una riflessione sul rapporto padre figlia indimenticata. “Il decoro” è un romanzo che ben racconta l’America prima della pandemia; anche questa volta, seppur a mio parere non in maniera memorabile, David Leavitt riesce a essere lo scrittore della sua generazione. E nel farlo, strano ma vero, ci lascia con una luce di speranza.
recensione di Beatrice Maffei
- EAN: 9788893901109