Allora discese, con il sorriso del dubbio sulle labbra, mormorando l’ultima parola della saggezza umana: “Forse…” Il numero di pagine de Il conte di Montecristo può spaventare (1538 nella mia edizione), ma Alexandre Dumas riesce a catturare il lettore, senza mai stancarlo: la sua è una storia che appassiona e incuriosisce. Del resto è nata sotto forma di “feuilleton”, di romanzo d’appendice, per cui il lettore di ieri, come quello di oggi, è lasciato col fiato sospeso fino alla fine. La vendetta di Edmond Dantès, fatto ingiustamente prigioniero per 14 anni, viene messa in pratica con intrighi, stratagemmi e travestimenti. Il protagonista vive avventure pericolose e fantastiche che lo trasformano da giovane marinaio innamorato e di buone speranze, a uomo ricco, calcolatore e spietato; solo alla fine, riuscirà a perdonare e quindi a trovare pace anche con se stesso. Il suo nome d’altronde richiama il percorso di perdizione e redenzione del protagonista della Divina Commedia; alla fine si renderà conto che la giustizia dell’uomo è fallibile perché non è e non può essere la giustizia provvidenziale di Dio.

 

recensione di @ilibridiBoccadoro ( instagram)

 

Traduttore: G. Paduano
Collana: Grandi classici
Anno edizione: 2013
Formato: Tascabile
In commercio dal: 5 giugno 2013
Pagine: 1249 p., Brossura
  • EAN: 9788817063364