Trixie è la figlia adolescente di Laura, un’insegnante di letteratura che tiene corsi molto seguiti sulla Divina Commedia di Dante, e di Daniel, un fumettista cresciuto in Alaska e con un passato di violenza e sregolatezza. La vita di Trixie e di tutta la famiglia è sconvolta il giorno che la ragazza subisce una violenza sessuale dal ragazzo che crede l’amore della sua vita. Trixie, un po’ per lo shock e un po’ per paura che possano venire a galla degli episodi che la riguardano e indurre gli adulti a non crederle, inserisce nel proprio racconto un po’ di bugie, che nel corso delle indagini le si rivolteranno contro. D’altra parte il paesino in cui la famiglia vive è una piccola comunità in cui tutti si conoscono e lo stupratore è una stella dello sport dal futuro splendente e quindi la sentenza pubblica è una soltanto: impossibile che sia stato lui, impossibile che Trixie abbia subito violenza, sta mentendo per punirlo di averla lasciata. Cominciano le indagini, mentre Trixie è costretta a sopportare le occhiate, le chiacchiere, gli “scherzi” e le calunnie sussurrate. Poi il cadavere dello stupratore è trovato sotto un ponte con addosso sangue e capelli della giovane. Iniziano i dubbi e una fuga verso l’Alaska che si concluderà con la scoperta di tutte le verità e di tutti i segreti che ognuno dei protagonisti ha tenacemente nascosto. E’ il secondo libro di Jodi Picoult che leggo e ho ancora voglia di leggere altre sue storie. Ha un modo di scrivere che mi piace, sa raccontarci le problematiche e il caos che regna in età adolescenziale con abilità, tanto che, spesso, non sai se parteggiare per la vittima o per il carnefice; ti tiene sulle corde fino all’ultimo secondo e non è affatto escluso che la fine della storia non ribalti tutte le tue ipotesi.
Anto Spanò