Ho letto questo libro pur essendo un po’ prevenuta. Premio strega. Tanto osannato dalla critica. Veronesi che di strega se non sbaglio ne aveva già vinto uno. Però quando ho iniziato mi sono lasciata andare e ho seguito la storia di Marco. Una vita fortunata da privilegiato: famiglia giusta, genitori laureati (di per sé privilegio altissimo e notevole nel 1959), casa al mare, possibilità di viaggiare, studiare e anche sbagliare. Le scelte che si fanno nella vita a volte ci imprigionano, altre volte sono giuste ma solo in quel momento e ti perseguitano con accanimento in ogni anfratto, in ogni domanda. Poi, di fronte ai lutti, alla sofferenza, ai dolori dell’anima, ecco che si fanno i conti con la vita o lei li fa con noi. In questi momenti la matematica è un’opinione. “Ha dei circuiti preferenziali il male o si accanisce a caso?” Già. Il male non ti guarda in faccia, se ne frega se sei vecchio, bello, ricco, bugiardo o cafone. Resti tu insieme a lui. A vedere chi vince, senza sconti. Alla fine ho pianto. Il rapporto tra Marco e suo fratello Giacomo mi ha emozionata in ogni passaggio. Quante incomprensioni esistenziali e perenni nascono da parole non dette? Da sciocchezze mai chiarite? Tante. Troppe. Una frase sulla quale riflettere: “quante persone sono seppellite dentro di noi?”. Buona lettura!
Maria Valentina Luccioli