Louise Cantor è un’importante archeologa svedese separata da anni. Ma Louise è anche una madre che si trova di fronte ad uno “spettacolo” che nessuna donna e madre vorrebbe vedere: il figlio Henrik privo di vita. Henrik giace senza vita nel suo letto, ma perchè è morto? Non ci sono segni di colluttazione, ma Louise è sicura: non si tratta di morte naturale, al contrario di ciò che afferma la polizia. Ed è proprio per questa convinzione che Louise intraprende un lungo percorso di ricerca della verità. Ma non è semplice! Il ragazzo pulito e dalla vita semplice che lei conosceva, o credeva di conoscere, non è probabilmente mai esistito. Louise inizia a seguire le deboli tracce che conducono alla scoperta di una doppia vita, fatta di segreti e di ricerche improbabili. Tra gli appunti di Henrik emergono tante incongruenze e tante bugie…, ma anche un paio di piste nelle quali lei si tuffa a capofitto. La storia non è eccezionale e, anche adesso che ho terminato la lettura, continuo a chiedermi perchè l’autore abbia scelto quel titolo e perchè mai abbia inserito nella storia questo filone “d’indagine”. La lettura è scorrevole e alcune parti sono molto coinvolgenti, ma secondo me, il voto rimane sulla sufficienza.
Anto Spanò