Racconto lungo pubblicato nel 1888. La storia, contemporanea allo scrittore, è ambientata all’interno di un palazzo signorile, i cui splendori sono ormai un ricordo molto lontano, abitato da due donne: Juliana, caparbia e volitiva, ma avviata sul finire della vita e la signorina Tina, la cui giovinezza si sta appassendo per devozione nei confronti della zia. Entrambe rinchiuse in quel loro piccolo mondo fatto di solitudine, ricordi e silenzi. Tale quiete sarà stravolta dall’arrivo di un critico letterario giunto a Venezia in incognito per recuperare, secondo le sue ipotesi, delle lettere appassionate tra una giovanissima Juliana e il grande poeta Aspern. Questo giovane uomo sarà disposto a tutto pur di entrarne in possesso e il lettore, con lui, sentirà crescere questo irresistibile desiderio. Raccontato in prima persona, seguiamo i pensieri, le paure e gli inganni di questo cacciatore di storie perdute, in un crescendo di illusioni e disillusioni, di piccole astuzie ignobili condite da pochi sensi di colpa, perché il fine ultimo è donare al pubblico, al mondo degli intellettuali, una perla tra le più preziose nel panorama letterario: l’intimità del poeta. C’è una riflessione che spunta tra le righe: l’artista, lo scrittore, crea per il godimento altrui, quanto è fondamentale, indispensabile, conoscere tutto della sua vita? Eppure, sono riuscita a comprendere la bramosia del letterato, che considera il poeta Aspern un tesoro da “scoprire”, “scavare”, “riportare alla luce”, come un reperto archeologico di inestimabile valore, perché è così che, a volte, consideriamo i nostri autori più amati. In tutto ciò però ho percepito anche una sorta di sacrilegio in quella smania di possesso. È in questo alternarsi, tra ambizione e morale, che si arriva alla conclusione, e con un’inaspettata signorina Tina… Piccola nota: questo racconto è propedeutico alla lettura de “La tempesta – Il mistero di Giorgione” di Paolo Maurensig, che parte proprio da questo racconto di Henry James per scrivere il suo romanzo. Buona lettura!
Erika Maccan