“Il bustino la infastidiva terribilmente. Se avesse saputo di dover percorrere una distanza tanto lunga l’avrebbe lasciato nell’armadio. Quell’indumento, anziché consentire alle donne di muoversi liberamente, aveva l’unico chiaro intento di immobilizzarle in una postura che dovrebbe farle apparire desiderabili! Come se non bastassero le pastoie intellettuali, ci volevano pure i limiti fisici. Date le barriere che gli uomini imponevano, veniva da pensare che, più che disprezzare le donne, le temessero.” Parigi, 1885: le protagoniste del romanzo vivono e lavorano all’ospedale della Salpêtrière, il manicomio femminile in cui si entra ma non si esce. Le “internate” vengono sottoposte a esperimenti azzardati, sorvegliate di continuo e tagliate fuori da qualsiasi contatto con il mondo esterno. Le ospiti sono perlopiù donne scomode, rifiutate dalla società perché eccentriche o perché con un passato scomodo. Il destino di Eugénie, Geneviève, Louise, Thérèse e altre ancora, è stato scelto dagli uomini a loro vicini, dimostrandone lo strapotere garantito dalla mentalità del tempo. Temi considerevoli in teoria, trattati però con un po’ di superficialità e leggerezza sia attraverso uno stile scarno e semplicistico, sia attraverso una vicenda scontata. La costruzione della trama e dei personaggi non è in grado di scavare in profondità e di essere quindi spunto di riflessioni importanti.
recensione di I libri di Boccadoro
- EAN: 9788833572864