Scrittore americano (Lachine, Québec, 1915 – Brookline, Massachusetts, 2005).

Universitario e romanziere, al  punto di incrocio di tre culture – americana, russa e yiddish -, Saul Bellow si concepì come un osservatore di costumi, un cronista del suo secolo ed uno scopritore di idee nuove. Questo umanista è forse lo scrittore americano che ricapitolò meglio l’esperienza degli immigranti o figli  di immigranti alla scoperta della loro America, periclitanti nel loro paese e nella loro epoca: di quest’instabilità, di questo scacco dell’io, fece il tema di tutta la sua opera, che raggiunse rapidamente un’udienza internazionale e fu coronata nel 1976 dal premio Nobel.
 
Formazione
Saul Bellow nacque in Canada, a Lachine, un sobborgo industriale  di Montreal, il 10 giugno 1915. I suoi genitori erano emigrati due anni prima dalla Russia  zarista, da San Pietroburgo. Il padre di Saul, Abraham Bellow – “il gentiluomo” evocato nel romanzo più autobiografico, Herzog -, dopo avere fatto fallimento come panettiere, esercitò molti piccoli mestieri. Il bambino cresce in una zona miserabile di Montreal, al contatto della Comunità ebrea. Quando ebbe nove anni, la famiglia Bellow emigrò nuovamente e si installò nella zona polacca del West Side di Chicago. Saul ebbe un’infanzia sognatrice e solitaria – e anche fervida di studi, poiché fu molto presto attratto dalle cose dello spirito. L’influenza ebraica è preponderante nella sua formazione; seguì del resto un insegnamento talmudico.
 
Studente brillante, frequentò l’università di Chicago, quindi la Northwestern University, dove studiò  antropologia e   sociologia. Giovane scrittore, per guadagnarsi da vivere, collaborò per un certo tempo alla “Enciclopedia Britannica” pur insegnando in un collegio di Chicago. Durante la seconda guerra mondiale, servì nella marina mercantile; fin dalla fine del conflitto, andò a vivere a New York.
 
Primi scritti
Le prime novelle, Two Morning Monologues, sono pubblicate in una rivista nel 1941, ed il primo romanzo, Un uomo in bilico, del 1944: sotto forma di diario, il libro riporta le angosce dell’eroe-vittima, Joseph,  che aspetta di essere arruolato nell’esercito, si trova  tagliato fuori dal   lavoro, dalla moglie, dai suoi amici. Imbarazzato da una libertà che non sa come usare precede la chiamata per sfuggire a quest’angoscia.
 
È a New York che Bellow cominciò il suo secondo romanzo, La vittima (1947, da cui la versione teatrale del 1952), nel quale esplorò la questione del giudaismo. Il romanzo mette in scena Asa Leventhal, giornalista ebreo newyorkese, ed Allbee, ubriacone antisemita; quest’ultimo, una sera, attacca Asa, accusandolo di avergli fatto   perdere il  lavoro. Inizialmente ostili, i due uomini, nella lotta fisica che li oppone, finiscono per considerare in fraternità il  destino comune.
 
Nel 1946, Bellow lasciò New York per insegnare all’università del Minnesota.   Nel 1948, vincitore della borsa Guggenheim, partì per l’Europa, dove restò due anni, di cui uno a Parigi. In occasione di questo soggiorno, iniziò Le Avventure  di Augie March.