L’abisso

«Là!» disse; e la protesa
mano scorgea lo smalto
fiorito. d’una scesa,
donde il monte dall’ alto
precipitoso piornba
sul torrente che romba.
E di là si rialza
la ripa e si contorce
sù VIa di balza in balza,
il vento umido torce
sull’ orrida parete
l’aggrappatosi abete.
L’occhio rifugge; il fiero
atteggiar delle roccie,
l’aer senza notte nero
per cui l’argentee goccie
stillan sonoro eterno
pianto d’un nuovo inferno,
lo strepitar dell’ onde
contro il monte che d’ira
mugolando risponde,
tutto ribrezzo spira;
bolle e s’agghiaccia il care
tra delirio ed orrore.
Alla mia mano appresa
ella sporgea sul vuoto
della gola scoscesa.
Smorto, tacito, immoto
com’uno di quei greppi,
nulla più vidi o seppi.
Ed ella pure al fondo
il grande occhio figgea;
così, fuori del mondo,
di me che la reggea,
di sé immemore, farse
ad altra estasi corse,
e vide una lontana
speme, fidata maga
d’amar, pinger la frana
di sua inde vaga:
onde ritrasse il viso
inondato da un riso.
«Oh! qui posiam» le dissi
«su queste verdi zolle:
al margin degli abissi
cresce erbetta più rnolle.»
Ella a cotali cose
d’un sospiro rispose,
e sedette velando
le sognanti pupille
a poco a poco; e quando
a poco a poco apnlle,
vidi ogni speme mia
che a morir se ne gia.

Ippolito Nievo (Padova, 30 novembre 1831 – Mar Tirreno, 4 marzo 1861) è stato uno scrittore, patriota e militare italiano. Viene riconosciuto come uno dei scrittori e patrioti italiani più importanti dell’epoca, scrivendo uno dei capolavori dimenticati del tempo, Le confessioni di un italiano. Partecipò alla spedizione dei mille, in particolare furono importanti i suoi compiti amministrativi, inoltre fu un seguace delle idee di Giuseppe Mazzini. Il 30 novembre o il 1º dicembre del 1831 nasceva a Padova, Ippolito Nievo da Antonio Nievo e di Adele Marin. Muore nel Mar Tirreno il 4 marzo del 1861 a causa di un naufragio nella nave dove si trovava. Alcuni sostengo che la sua morte sia stata provocata dalla volontà di nascondere il ruolo giocato da finanziamenti internazionali  a favore della spedizione dei mille.

Io nacqui Veneziano ai 18 ottobre del 1775, giorno dell’evangelista San Luca; e morrò per la grazia di Dio Italiano quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosamente il mondo.
Ecco la morale della mia vita. E siccome questa morale non fui io ma i tempi che l’hanno fatta, così mi venne in mente che descrivere ingenuamente quest’azione dei tempi sopra la vita d’un uomo potesse recare qualche utilità a coloro, che da altri tempi son destinati a sentire le conseguenze meno imperfette di quei primi influssi attuati. “Da Le confessioni di un italiano”